50 km. Questa è la distanza che separava la casa di Eros De Santis, a Tivoli, dal Centro Sportivo Fulvio Bernardini, meglio conosciuto come Trigoria. Quanti sogni si alimentavano lì dentro, quante consapevolezze. Soprattutto consapevolezze. Perché è proprio lì che Eros ha capito che da grande avrebbe fatto il calciatore. Ne era sicuro. Da piccolo, con quei capelli ricci e lunghi, il paragone con Carles Puyol veniva quasi naturale: “Ero molto simile a lui, anche nelle movenze”, racconta con un sorriso. La Roma di Totti, De Rossi, Salah, Dzeko, con Spalletti alla guida. L’esordio mancato con la prima squadra e l’addio – o forse un arrivederci – a quei colori che ha sempre amato sin da bambino e che ama tutt’ora. Lasciare chi ti ha cresciuto e le persone con cui hai condiviso la quotidianità non è mai facile. Ma significava anche sapersi mettere in gioco, scoprire nuove strade, nuovi compagni, nuove sfide. Eros De Santis lo ha fatto. Ha trovato il suo percorso, affrontato esperienze diverse e ha racconta la sua storia, i suoi aneddoti e i suoi sogni in esclusiva ai microfoni di TuttoCalcioPuglia.
Il calcio come eredità di famiglia
Il calcio, per Eros, è sempre stato un legame forte, qualcosa che va oltre il gioco stesso. Una passione tramandata da padre a figlio, quasi come una tradizione di famiglia: “È stata una passione trasmessa da mio padre, qualcosa che ci ha sempre accomunato. È lui che mi ha portato le prime volte su un campo da calcio. Ho dato i primi calci a un pallone a quattro anni, e da lì è iniziato tutto”. Come molti bambini, ha iniziato davanti alla porta, con il sogno di segnare gol su gol e imitare le esultanze dei campioni di quel tempo. Poi il destino ha tracciato una strada diversa. “Ho iniziato da attaccante, giocando a calcio a 5 e a 7. Alla Roma, però, ero ancora troppo piccolo perché i ruoli fossero definiti. Appena sono passato al calcio a 11 ho iniziato subito a giocare in difesa. Evidentemente avevo delle caratteristiche che mi hanno portato naturalmente in quel ruolo”.
Dalle giovanili alla prima squadra: crescere con la Roma nel cuore
Col passare del tempo Eros continuava a crescere, sia come ragazzo che come calciatore. Esordienti, Giovanissimi, Allievi e infine Primavera, dove ha giocato con Lorenzo Pellegrini e Frattesi. Con la Roma ha vinto Coppa Italia Primavera, Campionato e Supercoppa, arrivando fino alla prima squadra e condividendo il campo e lo spogliatoio con i grandi campioni di quegli anni: “Nel mio ultimo anno da fuori quota mi allenavo quasi sempre con i grandi. Il sabato giocavo con la Primavera, ma per il resto ero in prima squadra, con Totti, Salah, Dzeko e Spalletti in panchina”. Un’esperienza che ha lasciato segni profondi, forse più di quanto lui stesso avesse realizzato sul momento: “Quando vivi certe cose, non sempre te ne rendi conto. Poi, quando non le hai più, ti fermi a pensare: ‘Cavolo, io stavo tutti i giorni a contatto con certe persone’. Avere Totti accanto in spogliatoio, essere salutato ogni mattina da lui... porto dentro la storia con la Roma”.
Anche Luciano Spalletti è stato un riferimento importante nel suo percorso: “Per me è uno degli allenatori più forti in Italia. Averlo quotidianamente, anche se per un periodo breve, è stato importante”. I legami con alcuni ex compagni non si sono mai del tutto persi: “Quando pubblico qualcosa su Instagram, ogni tanto vedo che Emerson Palmieri, Alisson, Rüdiger guardano le mie storie. Con Perotti, invece, ogni tanto ci scambiamo qualche battuta. Lui lo ricordo con affetto. Una volta, in ritiro con la prima squadra, gli chiesero quale giovane lo stesse impressionando. Fece il mio nome. Probabilmente perché lo marcavo stretto per tutto il ritiro (ride, ndr). Mi fece molto piacere”.
L’esordio sfumato in prima squadra: un sogno a un passo
L’attimo che sfuma, il treno che passa e non riesce a prendere, ma questa volta non per colpa di qualcuno, se non di quella maledetta palla che non usciva dal campo. In Austria, contro l’Austria Vienna, De Santis era pronto per il suo esordio in giallorosso durante la quarta giornata della fase a gironi di Europa League. Un’occasione che, per una manciata di secondi, non si è mai concretizzata: “Ricordo tutto perfettamente. In quel momento hai la speranza che tu possa esordire la settimana dopo, o il mese dopo. Sfortunatamente poi non è arrivato. Lì per lì non ci ho pensato, poi quando mi sono reso conto che mi era sfuggita dalle mani, soprattutto quando sono andato via, mi ha fatto male”. A volte, basta davvero un dettaglio per cambiare tutto: “Erano gli ultimi minuti, la palla mi passò davanti. Bruno Peres fece un giro palla e alla fine De Rossi mi disse: ‘Dovevo buttarla fuori, non ti avevo visto. Mi dispiace’”.
Accettarlo non è stato facile, ma Eros è rimasto lucido, riuscendo a metabolizzare il tutto: “Sono molto autocritico e non ho mai pensato che quell’episodio abbia determinato la mia carriera. Certo, esordire mi avrebbe dato una spinta in più, ma non è un singolo momento a decidere il destino di un calciatore. Alla Roma, per restare, devi dimostrare subito di essere pronto. Però diciamo...non è facile (ride, ndr)”.
Esperienze, crescita e maturità
Dalla Roma al calcio vissuto in piazze importanti, tra Serie B e C. Virtus Entella, Monza, Siena, Viterbese, Latina: ogni esperienza ha lasciato qualcosa, ma una in particolare ha segnato la crescita di Eros De Santis, sia come calciatore che come uomo. “Le prime esperienze le vivi con l’incoscienza della gioventù, con spensieratezza, non con la consapevolezza che può avere un ragazzo di 27 anni. Quella più formativa, che è stata anche la più lunga, è senza dubbio l’esperienza al Latina. È una piazza dove mi sono trovato molto bene, mi sono legato a tante persone, ho tanti punti di riferimento. Mi hanno dato tanto e ho dato tanto. Sono arrivato a 23 anni e sono andato via a 26, all’età in cui si forma l’uomo”.
Il presente si chiama Team Altamura
Dopo il Latina, un nuovo capitolo: il Team Altamura. Una scelta precisa, frutto di una chiamata importante, da parte di una persona importante: “Sicuramente è stata decisiva la telefonata di mister Di Donato, che avevo già avuto a Latina. Ci siamo parlati, ho discusso con il direttore e abbiamo deciso di sposare questo progetto che ci sta dando tante soddisfazioni. Speriamo sia solo l’inizio”. Un legame di fiducia con l’allenatore, costruito nel tempo: “Con Di Donato c’è un rapporto di stima e affetto, anche se sempre professionale. Riesco a mantenere quella distanza che richiede un rapporto lavorativo, gerarchico. Sono molto contento del contributo che stiamo dando insieme al Team Altamura”.
Un difensore in continua evoluzione
Negli anni, Eros è cambiato, sia come uomo che come calciatore. Oggi è un difensore più maturo, con maggiore consapevolezza del proprio valore e delle proprie qualità: “A 27 anni hai un bagaglio di esperienze che ti porta a migliorare quelli che pensavi fossero i tuoi difetti. Preferisco che siano gli altri a dire che tipo di difensore sono. Sicuramente mi sento più maturo, un giocatore pronto, un leader che può dare tanto alla squadra”. Il suo ruolo in campo è cambiato: “Questo è il primo anno che faccio il difensore centrale a due. Nelle altre stagioni ho sempre fatto il braccetto di destra. Io punto sempre a migliorare quello che è il mio ruolo, che adesso lo sento sempre più mio. Il centrale a due non l'ho mai fatto con continuità per questione di modulo, quest'anno invece lo sto facendo con continuità e spero di migliorarlo sempre. Ci sono delle cose da raffinare”.
Modelli e ispirazioni
Da piccolo, con quei capelli ricci e lunghi, il paragone con Carles Puyol veniva quasi naturale. “Ero molto simile a lui, anche nelle movenze”, racconta con un sorriso. Poi, crescendo, ha trovato altre ispirazioni: “Thiago Silva è sempre stato un riferimento per me, anche per caratteristiche fisiche. Oggi il difensore più forte in assoluto è Van Dijk, ma mi piace molto anche Bastoni: un giocatore davvero forte”.
Ambizioni e sogni mai svaniti
Ogni calciatore ha un obiettivo che custodisce dentro di sé, un traguardo che lo spinge a dare sempre di più, a lavorare duramente giorno dopo giorno. Per Eros De Santis, il calcio è sempre stato un viaggio fatto di sacrifici e scelte. Ma c’è una cosa che non è mai cambiata: la voglia di arrivare sempre più in alto, di migliorarsi e di inseguire quel sogno che, fin da bambino, lo ha accompagnato su ogni campo. “Sicuramente riuscire a tornare in Serie A. È un obiettivo che porto dentro, perché se non si ha la voglia di crescere, salire, andare avanti, si può solo tornare indietro. Non è presunzione, è ambizione. E, ovviamente, tornare a vestire la maglia della Roma sarebbe qualcosa di incredibile”.
Gli obiettivi e il messaggio ai tifosi del Team Altamura
C’è una squadra, un gruppo, un progetto che sta crescendo giorno dopo giorno. Eros lo sa bene, e sa quanto i tifosi siano fondamentali in questo percorso. “Continuate così a sostenerci, per noi è importantissimo. Insieme ci toglieremo tante soddisfazioni, anche perché abbiamo alle spalle una società che ci permette di lavorare con serenità e con l’obiettivo di migliorare anno dopo anno”. E sulla stagione in corso? L’obiettivo è chiaro: “Le situazioni di Taranto e Turris hanno condizionato un po’ le valutazioni del campionato, ma le percentuali di salvezza si alzano drasticamente. Per i playoff saranno decisive queste due partite contro Cavese e Giugliano. Sono avversarie alla nostra portata, come tanti altri. L’obiettivo primario è la salvezza: quando raggiungeremo 41-42 punti, vedremo il da farsi”.
Per Eros, il sogno è una fiamma che non si è mai spenta, nemmeno nei momenti più difficili. Il passato è stato il suo terreno di crescita, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. Con la consapevolezza di chi ha vissuto tanto, ma sa che il meglio deve ancora venire, guarda avanti con la maturità e la determinazione che lo hanno sempre contraddistinto.
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