Il responsabile dell'area tecnica giallorossa Pantaleo Corvino ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, queste le sue dichiarazioni.
Il segreto dei tanti successi: "Saranno le mie nozze d’oro da d.s. e, sul fronte della vita privata, con mia moglie Rina. Supererò le 700 gare in A e vivrò il nono anno in massima serie con il Lecce. Iniziando in Terza categoria con il Vernole, la squadra del mio paese natio, ed arrivando in Champions League con la Fiorentina, vincendo tanto a livello giovanile, ho coronato il sogno che ho cullato da quando, a 16 anni, sono stato costretto ad abbandonare il calcio giocato. Alla base di quanto ho realizzato c’è passione, tanto lavoro, molto sacrificio, bravura e tanta fortuna. Devo un grazie a tutte le proprietà che mi hanno dato fiducia e a chi ha collaborato con me nel corso del tempo".
Il connubio vincente: "Quando nel 2020 è iniziato il mio secondo ciclo al Lecce, su input del presidente Saverio Sticchi Damiani, mi è stato chiesto di portare il club, per quanto di competenza della mia area, in equilibrio finanziario, per poi mantenerlo nel solco della sostenibilità. Non mi è stato chiesto di raggiungere un risultato sportivo in particolare. In maniera probabilmente spregiudicata, quando fui presentato, dissi che il mio intento sarebbe stato anche quello di riportare la società dove l’avevo lasciata 15 anni prima, ovvero in serie A e con la Primavera campione d’Italia e serbatoio della formazione maggiore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Io sto dando il massimo per ricambiare la fiducia di chi mi ha voluto a bordo e per riportare in alto il nome del Salento, la mia terra. Né potevo tradire i tifosi, della cui passione smisurata, purtroppo, a dispetto dei nostri sforzi, non saremo mai all’altezza".
Il Lecce che sarà: "Coniugare i risultati sportivi positivi con la sostenibilità del progetto è esercizio complicatissimo. Dopo essere stati promossi in A, ci siamo salvati per due anni di fila. Abbiamo paura delle delusioni e proprio per cercare di evitarle continuiamo a lottare da Davide contro Golia, con la consapevolezza di quanto sia arduo il nostro compito. Siamo la formazione più a sud in Italia in massima serie. Parma, Como e Venezia, le tre neopromosse, hanno alle spalle proprietà ricchissime. Per noi sarà ancora più difficile del recente passato, ma ce la stiamo mettendo tutta per allestire una compagine che lotti strenuamente per cercare di centrare il terzo “miracolo” consecutivo. Di che livello sarà la nostra rosa lo vedremo al termine del mercato e poi, partita dopo partita, sul campo, ma non avremo da rimproverarci nulla perché avremo fatto ogni sforzo possibile".
I colpi in uscita e le plusvalenze: "Quando il budget, come nel nostro caso, non permette di puntare su elementi dalle qualità conclamate, bisogna battere i mercati meno conosciuti, sfruttando l’arte dell’intravedere quelle potenzialità che, lavorandoci su, possono diventare qualità. Questo vale per i giovani, ma anche per chi, per i motivi più svariati, sta attraversando una fase critica della carriera".
Come convincere i calciatori a venire a Lecce: "Per me questa è una costante. Penso sia importante che il calciatore conosca i luoghi nei quali dovrà vivere e giocare, che abbia presente quanto grande sia il calore dei supporter salentini. Tutto ciò serve anche ad incuriosire i miei interlocutori".
Considerazioni sulla Serie A che sta per iniziare: "Come sempre diviso in tre fasce: le grandi squadre, le medie e poi le piccole, tra le quali figura il Lecce. Il livello si è alzato in quanto le neopromosse, che di solito sono tra i team a rischio, dispongono di risorse ingenti. In quest’ottica basta leggere i nomi dei colpi che hanno sin qui messo a segno in sede di mercato. Sappiamo che sarà durissima, ma noi siamo più che mai decisi a lottare"
Il sogno: "Non ho la sfera di cristallo per saperlo. La cosa certa è che la inseguiremo con tutte le nostre forze. Noi della società saremmo felici di scrivere un’altra bella pagina di storia insieme al nostro popolo. Ci impegniamo ogni giorno per questo".
Gli investimenti e le strutture: "Da subito, con il presidente Sticchi Damiani, ci siamo posti una serie di obiettivi. Tra questi quello relativo alle strutture ed alle infrastrutture che andavano migliorate sino a dotarci di un centro sportivo di proprietà. Averlo significherà potere contare su un vero e proprio cuore pulsante del nostro sodalizio perché permetterà a tutte le formazioni, da quella maggiore a quelle del vivaio, di lavorare nel medesimo impianto, concentrando in un unico luogo le energie, ottimizzando l’impiego delle risorse umane. Quando lo avremo a disposizione raggiungeremo un traguardo strategico. In attesa dell’opera più importante, ci siamo mossi con interventi mirati sugli spogliatoi dello stadio, allestendo una grande ed attrezzata palestra ad Acaya, acquistando un pullman, sistemando i servizi del “Via del Mare”, del campo di Acaya e del Deghi Center che ospita la Primavera. Attraverso i fondi stanziati in vista dei Giochi del Mediterraneo in programma a Taranto, inoltre, sono stati intercettati finanziamenti rilevanti per tutta una serie di interventi allo stadio e siamo in attesa di sapere se, in questo ambito, coroneremo anche il sogno della copertura del “Via del Mare”. In questo percorso, la società ha avuto un ruolo-chiave, in termini di progettualità, ma anche interloquendo con tutte le istituzioni coinvolte".
La verità sul calcio giovanile: "Se si vuole proporre un calcio sostenibile, il vivaio è il serbatoio per il futuro, soprattutto per le piccole società come la nostra in cui le risorse non possono e non devono diventare sprechi e l’equilibrio di bilancio conta tanto quanto il risultato sportivo, se non di più. Viviamo in un mondo globalizzato che garantisce la libera circolazione delle merci e delle persone. Perché non dovrebbe valere per l’industria-calcio che contribuisce in maniera significativa all’economia nazionale e a maggior ragione per i piccoli club come il Lecce? Personalmente ho sempre cercato innanzitutto le potenzialità nei ragazzi salentini e pugliesi, ma se non le intravedo o se i sodalizi più blasonati se ne assicurano le prestazioni perché hanno appeal e fondi, ho l’obbligo di rivolgermi ad altri mercati. Per crescere, tra l’altro, i giovani hanno bisogno di scendere in campo, ma non tutti hanno il coraggio di dare loro il giusto spazio".
Il pensiero sui tifosi e sulla campagna abbonamenti: "I nostri tifosi sono straordinari. Ci fanno sentire la loro passione in casa come in tutti gli stadi d’Italia".
Autore: Stefano Sozzo / Twitter: @stesozzo
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