Turris e Taranto fuori. Lucchese appesa a un filo. La Serie C è nel caos e la situazione economica di diversi club rischia di compromettere la regolarità del campionato. Ai microfoni del Corriere Adriatico, ne ha parlato l’avvocato Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo e management dello sport, che da anni osserva da vicino le dinamiche – e le fragilità – del calcio professionistico italiano.

Avvocato, che succede alla Serie C?
«La Serie C è – o meglio era – un campionato fantastico. Ma i tempi sono cambiati, le congiunture economiche sono mutate, mentre molte gestioni societarie sono rimaste ferme al passato, legate a strategie approssimative e improvvisate. Non si è adeguata al contesto».

Due squadre escluse nel girone C, una a rischio nel B. Serve più controllo sugli acquirenti?
«Purtroppo sì. Si è già stabilito un record negativo e rischia di peggiorare. Esiste una commissione federale che interviene con valutazioni ex post sulle cessioni dei club, ma credo che serva qualcosa in più. Le Leghe dovrebbero avere un ruolo di controllo ex ante, esprimendo un parere preventivo su chi vuole acquisire una società. Non si tratta di limitare l’autonomia, ma di attivare allarmi in caso di rischi evidenti. Il calcio è per tutti, ma fare il presidente è per pochi».

La Lucchese è sull’orlo del baratro: stipendi non pagati, promesse disattese.
«È una situazione delicata. Da cittadino, non capisco perché quando faccio un bonifico i soldi escono subito, mentre nel calcio si creano situazioni al limite del paradossale. La gestione di alcune società diventa un’impresa titanica, e i calciatori sono le prime vittime».

Se la Lucchese non dovesse scendere in campo, la classifica del girone B sarebbe falsata. Perché tanti club sono in difficoltà?
«Perché il problema è sistemico. La Serie C genera meno ricavi rispetto ai costi. Le perdite vengono coperte dai soci, ma se non hanno le risorse, il club entra in sofferenza. Serve una riforma dei campionati: il numero delle squadre è troppo alto per garantire sostenibilità».

L’Ascoli è appena retrocesso in C e già vive un incubo.
«La retrocessione dalla B alla C è un dramma sportivo e finanziario. Si riducono i ricavi da diritti televisivi e mutualità, ma spesso i costi restano invariati. L’Ascoli ha fatto la storia del calcio italiano, vederlo così fa male. Ma è solo uno dei tanti esempi di quanto serva un ridisegno complessivo del sistema».

Sezione: Serie C / Data: Ven 11 aprile 2025 alle 11:40
Autore: Giovanni Scialpi
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